”Se ti concentri sul dolore, continuerai a soffrire! Se ti concentri sulla lezione, continuerai a crescere!” – Buddha
Il dolore fisico sentito può essere il risultato di una malattia grave come la malattia di Lyme, di incidenti che alterano la vita, di operazioni, di amputazioni. A volte dobbiamo prenderci cura di qualcuno che è in stato vegetativo, o prendersi cura di un figlio con un handicap severo! Questa potrebbe sembrare una punizione, vista dall’esterno. Nel corpo o nella mente, la sofferenza è molto reale per chi si trova in questa situazione!
Per alcune persone la sofferenza sembra essere un prerequisito per ottenere l’amore che non possono accettare di ricevere altrimenti. Il dolore che sono disposti a sopportare spesso sveglia nel altro sentimenti di onnipotenza! Attraverso la loro sofferenza, spera di creare un legame profondo con il partner, evitando così un abbandono reale o immaginario.
Questa sofferenza si chiama masochismo morale. La sofferenza auto inflitta può essere il risultato di modelli imparati nella famiglia di origine, oppure dovuto a depressione clinica e ansia generalizzata.
La sofferenza ha uno scopo in sé?
È la sofferenza è indispensabile per diventare persone migliori?
Sono convinta che nessuna persona sana di mente sceglierebbe deliberatamente la sofferenza! Ma a volte diventa una conseguenza inevitabile dei nostri principi morali, delle nostre convinzioni, dell’essere avanti del proprio tempo o epoca storica, del rifiuto di far parte del sistema!
Se si guarda alla storia dell’umanità, si vedono milioni di persone che hanno sofferto a causa di altri. Sono stati arrestati senza motivo valido, alcuni sono stati vittime di una mente folle che sogna di dominare tutti, finché non ci sarà più nessuno da uccidere. Alcuni sono morti per l’idea del loro capo di stato pazzo che sognava di conquistare il mondo o di unire una nazione e non hanno avuto la possibilità di rifiutare! Pensate agli esperimenti russi nei Gulag, alla Cambogia – in meno di 5 anni furono uccise quasi 3 milioni di persone. La forma estrema di comunismo in Romania – molti intellettuali sono stati tenuti prigionieri politici, molti sono morti per i lavori forzati costruendo il sogno folle di un mostro con un culto della personalità. Coloro che si rifiutavano venivano uccisi, torturati, finché non rimaneva una goccia di umanità e diventavano carnefici. Pensate alla Corea del Nord di oggi, l’ultimo pilastro contro la libertà umana. Pensate alle persone che sono state arrestate per errore, perché si trovavano nel momento sbagliato, nel posto sbagliato, avevano il colore della pelle sbagliato, o perché hanno alzato la voce contro l’ingiustizia.
C'è una spiegazione dietro a questo? Una giustificazione?
Una spiegazione molto ragionevole è il controllo naturale della popolazione. Le guerre con pistole e bombe sono diminuite drasticamente negli ultimi 30 anni, la gente non è più disposta a morire o a farsi uccidere per degli ideali in cui non crede. L’uomo non è predato da nessuno, come lo sono gli altri animali. Al massimo, diventa una preda indiretta quando accetta di testare qualche farmaco sperimentale in cambio di denaro.
Possiamo accettare un certo livello di sofferenza, purché non stia accadendo a noi o a qualcuno che conosciamo e amiamo. Se la guerra è lontana sulla mappa, in qualche paese del Terzo mondo, dove le persone non sono istruite e molte di loro non sono consapevoli di avere diritti umani, possiamo accettarlo più facilmente. Proviamo compassione solo quando sentiamo che la persona che soffre ha un certo valore sociale per noi. La bambina nera sahariana che muore di fame non mi provoca emozioni, perché è solo una su tante(nella mia mente milioni) Quando le dò un nome e conosco la sua storia personale, provo empatia e comincio a essere coinvolto.
Quindi, in questo caso, la sofferenza è una questione di marketing. Finché non ti colpisce personalmente, le persone sono oggetti, non importa che siano prigionieri indiani in Pakistan, sopravvissuti alla guerra di Bosnia, persone che arrivano dall’altra parte dell’oceano dopo aver lasciato tutto ciò che avevano. Quando hai spento la TV, hai anche cancellato dalla tua mente tutto ciò che hai visto! Parzialmente lo facciamo anche per poter sopravvivere, altrimenti usciremmo fuori di testa, se ci lasciassimo sprofondare nei drammi di tutti!
Ogni tanto forse desideriamo lavarci la coscienza facendo una donazione per qualche causa umanitaria o facendo volontariato. Dopotutto, la regola d’oro di tutte le religioni è: “Tratta gli altri come tu vorresti essere trattato”.
Come vi sentireste se accadesse a voi una cosa del genere? Se domani veniste arrestati perché siete bianchi e solo i neri sono degni di vivere, come reagireste? Forse cerchereste almeno di proteggere la vostra famiglia e le persone a cui tenete.
Quindi siamo tutti mostri di egoismo? Siamo egoisti con chi non conosciamo. Se qualcuno decide di arruolarsi nel esercito, prima di tutto viene introdotto il concetto di NEMICO. Potrebbe essere la persona che vive nel villaggio accanto, solo perché ha una religione diversa, mangia cose diverse, e crede in cose diverse. Ora lo vedrai come il bastardo che vuole portarti via le cose: tua moglie, la tua terra, la tua lingua, la tua tradizione, lui è diverso e quindi pericoloso. Lo chiamate nemico, non Giovanni. Questa è la base del nazionalismo: le differenze umani!
C'è qualcosa per cui vale la pena morire?
Non dovrebbe essere così! Un uomo in pace con se stesso e con il mondo non uccide, è in uno stato di beatitudine! Alcuni potrebbero prendere in considerazione l’idea di morire, se pensano che il mondo diventerà un posto migliore, che cambierà qualcosa dopo îl loro sacrificio.
Ma come possiamo dare un senso alla nostra sofferenza? È un passaggio obbligato per un biglietto nel paradiso? Una condizione essenziale per l’elevazione spirituale?
Paradossalmente, quando la sofferenza è troppa, troppo frequente, noi esseri umani tendiamo a ignorarla perché diventa opprimente. Diventiamo insensibili al senso di impotenza e di conseguenza smettiamo di agire. E lo facciamo tutti, per rimanere sani di mente.
Il dolore fisico costante dovrebbe renderci grati per ogni piccola cosa che abbiamo nella vita, che prima non apprezzavamo. Apprezzare îl movimento e il nostro corpo. Dovrebbe insegnarci a diventare più compassionevoli verso gli altri, perché sappiamo noi stessi quanto sia dolorosa la sofferenza. Insegnarci a lasciare andare le ansie, le paure, le paranoie, a cogliere le opportunità che si presentano. E a vivere ogni giorno con uno scopo.
La sofferenza non è sempre identica alla nostra privazione fisica. È ovvio che si soffre quando non si ha nulla da mangiare. Non perché non ci sia abbastanza cibo per tutti, ma per colpa dell’avidità umana! Abbiamo dimenticato come essere umani! Sadhguru – un guru moderno indiano, ha detto che “essere parzialmente vivi è una terribile tortura”. Se viviamo convinti di essere solo un corpo fisico, allora soffriremo di tutto: fame, ignoranza, istruzione, povertà, ricchezza, essere soli o in una relazione! Quindi cercheremmo di sentirci pienamente vivi attraverso l’alcol, il cibo, il sesso, le droghe! Cosi, si vive solo per il PIACERE, perché siamo convinti di essere solo un corpo.
Quindi, la sofferenza è giustificabile solo se si ottiene qualcosa di più grande di sé! Una persona che ha capito il ruolo della sua sofferenza non incolpa Dio per quello che ha passato. Dio decide di dare felicità a qualcuno e dolore a un altro? Si può trovare un senso migliore se si incolpa qualcuno per la propria sofferenza? Pensate che gli piaccia guardarci mentre ci facciamo a pezzi a vicenda in nome delle nostre differenze? Dio o l’Universo vi ha dato anche la capacità di provare empatia e di preoccuparvi per gli altri, ma questa è una vostra scelta.
È più facile guardare in alto e dare la colpa, che guardare in basso e assumersi la responsabilità di ciò che abbiamo creato!
L’unica giustificazione per la sofferenza che dovremmo accettare è un livello superiore di comprensione o la crescita spirituale. Questo è determinato dalla scelta della coscienza! Allora possiamo ottenere qualcosa di più grande della giustizia personale. Allora diventiamo degli ESEMPI! Scegliete tra M. Gandhi, Nelson Mandela, Madre Teresa ecc. Alcuni hanno ricevuto una forma di compensazione morale per la sofferenza e altri solo dopo la loro morte!
In che misura abbiamo contribuito a ciò che abbiamo nella nostra vita?
Con la nostra stessa buona fede! Quando ci rifiutiamo in tutti i modi di vedere le intenzioni malvagie negli altri, dovrebbe diventare un segnale d’allarme. Se qualcosa sembra essere buono per essere vero, ci sono enormi possibilità che lo sia davvero. A volte scegliamo di ignorare il nostro intuito sulle persone! Vogliamo essere ingannati, come in uno spettacolo di magia!
La sofferenza dovrebbe insegnarci a essere più sensibili ai bisogni umani in generale, non a produrre un’anestesia morale! Ci sono cose che possono essere tolte e altre che non possono essere tolte! Kipling scrisse nella sua famosa poesia che il trionfo e il disastro sono due imposture; dovrebbero essere trattati allo stesso modo, senza permettere che le perdite o i guadagni ci definiscano. Le cose sono cose, noi diamo loro un significato. Hanno il potere di distruggere la vostra vita o di essere la vostra più grande lezione!
Eckart Tolle diceva: „ La sofferenza è indispensabile fino ad un certo momento, quando non è più indispensabile!”