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LA RELAZIONE DEL UOMO CON SUA MADRE E CON TUTTE LE ALTRE DONNE

relazione madre-figlio

Sua madre è la prima storia d’amore del tuo uomo. Il modo in cui lei lo ha amato, diventerà la base di come lui amerà tutte le altre donne nel bene e nel male.

Se la madre è stata emotivamente disponibile, calda, ha calmato il bambino quando piangeva, lo ha tenuto in braccio, lo ha cullato, gli ha sorriso, crescerà in un adulto emotivamente sano. Nessuno può essere disponibile 24 ore su 24 per un altro essere umano, anche con le migliori intenzioni. Ma ciò di cui il bambino ha bisogno è sentirsi al sicuro, desiderato e amato.

Nei primi 6 mesi di vita, il bambino non si vede separato dalla madre, sente di essere la stessa persona. Solo quando la gratificazione, il conforto o il cibo tardano ad arrivare, comincia a rendersi conto che le cose vengono da fuori di sé. Se la madre è a sua volta ferita, depressa, triste, ansiosa, arrabbiata, dipendente da droga o alcol, seduttiva nel suo comportamento, allora cominciano a formarsi delle crepe in questa relazione, che saranno visibili solo anni dopo.

A seconda della propria predisposizione genetica, della sensibilità innata, dell’entità del danno, della possibilità o meno di compensare ciò che non ha ricevuto dalla madre, il ragazzo diventerà un adulto con determinate convinzioni e aspettative sull’amore, basate sulle sue esperienze con la propria madre.

Se la madre ha dato troppo poco, e non è stata una presenza costante e rassicurante, il ragazzo soffrirà di deprivazione emotiva, credendo che le donne siano fredde, depresse, solo sporadicamente disponibili, eccessivamente emotive. Sentirà che è  compito suo rendere felice la madre. Sorriderà molto, fin da piccolo, giocherà da solo, non volendo disturbarla, non si lamenterà mai di nulla, chiedendo raramente qualcosa per se stesso. Diventerà “Parentificato”, sentendosi responsabile della felicità di sua madre e comportandosi come un genitore.

O forse scapperà dalle relazioni, isolandosi in una caverna mentale, negando qualsiasi bisogno di connessione emotiva, dal momento che sua madre non è stata in grado di connettersi a lui. Da adulto sarà attratto da donne simili alla madre e desidererà salvarle.

Se la madre ha dato troppo ed è stata una presenza soffocante, si crea questa pressione enorme per rendere la madre felice. Soprattutto se il padre è fisicamente o emotivamente assente.

Alcune donne sono estremamente seducenti nei confronti dei loro ragazzi, continuando a tagliargli i capelli, a massaggiarli, a lavarli fino a 12 o 14 anni. Alcune chiedono al figlio di dire loro che sono belle e sexy, mostrandosi in biancheria intima sexy davanti al bambino. Questo è un incesto mentale. Alcune usano parole come: “Tu sei il mio uomo, tu non mi deluderai, perché non sei come gli altri uomini, vero?“. Oppure: “Quella ragazza/donna è molto al di sotto del tuo livello“. Oppure: “Non vedi quanto sei speciale? Non dovresti accontentarti di così poco!“.

Il ragazzo non ha bisogno di separarsi dal femminile, ma solo dalla madre.

È molto difficile contrastare questo tipo di comportamento.

relazione madre-figlio

Il ragazzo che diventa uomo, con la sua mascolinità schiacciata dalla madre invadente, ha tre possibilità per opporsi a lei:

  1.  Odiarla apertamente, ritenendo che il femminile sia opprimente, controllante. Parlerà male di lei davanti ai suoi coetanei, diventerà apertamente aggressivo o evitante. Questo è l’unico modo possibile che conosce per separarsi da lei. Mancandole di rispetto, comportandosi in tutti i modi che sa che sua madre odia.
  2.  Diventa estremamente esigente, cerca numerose relazioni per dimostrare alla madre il suo potere sulle donne. Avrà relazioni senza coinvolgimento emozionale, sarà molto freddo e distante, narcisista- userà le donne come oggetto per il piacere personale, si sentirà prigioniero in qualsiasi forma di relazione. Lo fa perché sente che “il femminile” è controllante e “castrante”. Avere decine di relazioni e  conquistare donne, diventerà le fondamenta della sua autostima. Questo è il suo modo di dimostrare alla madre il suo potere sulle donne!
  3. Non separandosi mai da lei, emotivamente e fisicamente. Particolarmente visibile nei Paesi latini, purtroppo largamente presente in Italia, dove vivo da 18 anni.

A volte sento conversazioni per strada che sono indicatori di relazioni patologiche. Il figlio vive ancora con i genitori, fino a 40 anni, o finché non trova una donna che sostituisca la madre. (A volte non è possibile vivere separatamente a causa di restrizioni economiche, ma è importante che si separi da lei psicologicamente, che si crei un identità maschile sicura). Molte volte è molto debole, passivo, trova solo un lavoro temporaneo, se ce l’ha! Ha relazioni occasionali basate sul sesso e basta. Questo è il suo modo di evitare la “trappola” del matrimonio, e generalmente scappare dalle responsabilità. La madre continua a cucinare per lui, a pranzare e cenare, a lavare i suoi vestiti, a raccogliere i suoi calzini, a pulire la sua stanza.

Lei è molto critica con lui a parole, ma continua a incoraggiare questa dipendenza con le sue azioni. Nella sua mente, lui è ancora un bambino, anche se ha 40 anni. Scambia la sua libertà con la comodità della casa e con il fatto che qualcuno si prenda cura di lui. E immaginate che un giorno, quando la madre sarà molto anziana o morirà, cercherà un’altra donna, molto simile a lei, che continui a trattarlo allo stesso modo! Chiederà le cure materne, incapace di offrire molto alla moglie: freddo, depresso, frustrato nella sua sessualità, eviterà l’intimità, schiacciato dal energia femminile e ancora in fuga dalle responsabilità!

Personalmente credo che sia più facile curare un uomo clinicamente depresso o con un disturbo della personalità che spezzare questo legame malsano. E poi ci si chiede: come mai è così difficile per le donne trovare un uomo su cui sentire di poter contare?

I primitivi lo fanno meglio

Vi sorprenderà sapere che questo problema è praticamente inesistente nelle cosiddette “società primitive“, come la Papua Nuova Guinea, Sumatra, le isole del Pacifico, gli aborigeni in Australia e Nuova Zelanda, alcune tribù africane. Esse praticano ancora in una certa misura “rituali di passaggio alla maggiore età“. Quando il ragazzo ha circa 12-14 anni, viene drasticamente e visibilmente separato dalla madre, per diventare un uomo. Viene portato dai membri più anziani della tribù in una battuta di caccia, di solito per un periodo che va dai 3 ai 7 giorni.

Gli vengono insegnate le abilità di sopravvivenza di base, tra cui sopportare il freddo, la fame, le ferite fisiche, l’isolamento, “costringendolo” a imparare a fidarsi del proprio istinto, a sopravvivere quando non c’è nessuno che si prenda cura di lui. Gli vengono raccontate storie di coraggio e di fede di antenati coraggiosi. Impara che il femminile deve essere rispettato, che il femminile è nutriente, offre sicurezza emotiva ed è un luogo sicuro, che sarà sempre un figlio per sua madre, ma anche che è un UOMO e deve essere in grado di cavarsela da solo nella vita.

In queste società sono quasi inesistenti: disturbi della personalità, narcisismo, atteggiamento irrispettoso verso le donne, fuga dalle responsabilità, stupri o abusi sessuali sulle donne.

Nel mondo occidentale, i gruppi di boy scout sono una timida iniziativa comunitaria per insegnare ai ragazzi (dai 12 ai 16 anni) le abilità minime di sopravvivenza. A volte li vedo nelle foreste vicino a casa mia, anche se solo per poche ore. Deve essere difficile per una madre lasciar andare il proprio figlio, smettere di vederlo come un bambino. Io stessa sono madre di un bambino di 6 anni. A volte sono combattuta tra il bisogno di proteggerlo dai pericoli del mondo e di incoraggiare il suo naturale richiamo verso l’indipendenza, l’esplorazione e avventura. La sua prima parola è stata proprio “aereo“, non mamma. Sogna di andare a vedere gli elefanti in India e adora le navi pirata.

Spero di essere in grado di lasciarlo andare quando sarà il momento, perché voglio che diventi un uomo sicuro, non depresso, e che creda di avere tutto ciò di cui ha bisogno per affrontare la vita! E che un giorno diventi un uomo su cui una donna possa contare!

Pochissimi uomini chiedono aiuto per liberarsi dalla trappola della madre. Gli uomini parlano di donne con altri uomini, ma non parlano mai delle loro madri. È un argomento tabù. La maggior parte perpetuerà questo comportamento diventando come i propri padri, mantenendo il circolo vizioso. Oppure potrebbero occasionalmente dare un’occhiata a qualche pagina Facebook che si occupa di educazione alle relazioni! O andare da uno psicologo uomo per parlare delle loro paure! Chi lo sa…

Emanuela Duriga

Emanuela Duriga

Psicologa clinica e coach relazionale con formazione in sessuologia, Psico-traumatologia e Psico-somatica.

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